Le opere si Salvatore Zito, in questi giorni in mostra a Parigi, sono state raccontate in una interessante intervista a La Stampa, ad opera del giornalista Lorenzo Cresci.
Il dialogo tra il giornalista e l’artista hanno dato vita a un racconto intimo di ciò che è stato il periodo della pandemia e lo sfogo di Salvatore Zito nella sua creatività.
Nel laboratorio di via Po, nella bella Torino, Salvatore dipingeva le sue tele, mentre fuori il tempo sembrava bloccato.
«Ricordo le giornate e le notti, uscivo di casa e andavo in studio e mi sembrava di entrare in un quadro di De Chirico».
A circa due anni dal primo lockdown, la mostra personale a Parigi, presso l’Art Research Gallery.
L’arte è libertà, oltre ogni costrizione imposta da una situazione tanto delicata quanto avversa.
Nei miei dipinti c’è un vento che soffia ancora, un aquilone che vuol riprendere il suo volo.
Ancora, nell’articolo si legge dell’approccio con la realtà attuale, ai fatti di cronaca che sconvolgono e vengono rielaborati su tela. Osservazione e autenticità, questi i concetti chiave che l’artista vuole restituire a chi ha la volontà di contemplare il suo operato.
Infine, gli NFT, la sua collezione di opere che da fisiche mutano in digitali.
I miei Nft non sono seriali, ma pezzi autenticamente unici. C’è la mia poetica non deformata, nasce prima l’opera pittorica e poi l’Nft.
Per leggere l’intervista completa di Lorenzo Cresci, visita il sito ufficiale de La Stampa.
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